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Giustizia e pace: diritti da salvaguardare e promuovere
Maturità individuale e coesione nella coppia

Incontro Interreligioso 

Monza 21 settembre 2012

La sezione di Monza della UPF ha promosso, con l'adesione e il patrocinio del Comune e della Provincia, anche per il 2012 una serie di manifestazioni riunite  nella “Settimana della Pace” in occasione dell'International Day of Peace, indetto ufficialmente dalle Nazioni Unite.

Il primo evento è stato un incontro interreligioso che si è tenuto presso l'oratorio del Duomo di Monza sul tema di quest'anno che era il seguente: “una pace sostenibile per un futuro sostenibile”. Significativa la presenza dell'Assessore all'Educazione, il prof. Rosario Montalbano, che oltre a portare i saluti dell'Amministrazione Locale, ha contribuito con i suoi interventi in maniera concreta al dialogo costruttivo tra tutti i presenti.

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Tanti gli interventi sul tema e tutti davvero interessanti, difficile riassumerli, preferiamo pertanto preparare un documento congiunto che possa esprimere i valori e i progetti comuni emersi nel dibattito e pubblicarlo prossimamente, anche su questo sito. In questa occasione diamo precedenza al testo che segue, tratto da alcuni discorsi di don Tonino Bello, che è stato di stimolo per tutti i partecipanti all'incontro.

 

La pace come cammino.

Testo tratto da discorsi di don Tonino Bello, a cura di Ettore Fiorina.

A dire il vero, non siamo molto abituati a legare il termine PACE, a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: “Quell’uomo si affatica in pace”, “lotta in pace”, “strappa la vita coi denti, in pace”…
Più consuete nel nostro linguaggio sono invece le espressioni: “Sta seduto in pace”, “sta leggendo in pace”, “medita in pace” e, ovviamente, “riposa in pace”.

La pace insomma, ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Occorre forse una rivoluzione di mentalità, per capire che la pace non è un dato, ma una conquista, non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma lo striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione, e di sacrificio. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla, la conflittualità. Sì, la pace prima che un traguardo, è cammino, e per giunta cammino in salita che forse ha anche le sue soste. Se è così, occorrono attese pazienti, e sarà beato non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.

Il popolo della pace, è un popolo di chi parte,  è un popolo di non rassegnati, è un popolo che sente la stretta parentela della pace con la giustizia. Parentela che oggi continua a destare più sospetto di quanto non susciti scandalo, quando viene collocata accanto alla parola “guerra”: “guerra giusta”. No,  non deve essere così!

C’è una frase del pensatore Bonhoeffer, che ci deve provocare. Ci deve provocare affinché nessun discorso sulla pace resti fine a se stesso. Bonhoeffer dice: “Una via alla pace,  che passi per la sicurezza, non c’è. La pace, infatti, deve essere osata”.

E’ un grande rischio, e non si lascia mai e poi mai garantire. La pace è il contrario della garanzia, perché esigere garanzie, significa diffidare, e cercare sicurezze, significa volersi mettere al riparo.

Pace, invece, significa affidarsi interamente al comandamento di Dio, non volere alcuna garanzia, ma porre nelle mani di Dio Onnipotente la storia dei popoli. Ecco l’appello alla pace che dobbiamo far sì che il mondo oda. Che sia costretto ad udire, altrimenti la nostra gioia nel sentirci accomunati come camminatori di ogni fede verso la pace, rischia di essere una pace da salotto, e non una pace che rischia i pericoli della storia.

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